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Ecco la differenza tra Smartworking e telelavoro

Ultimamente, a seguito delle disposizioni atte a contenere il coronavirus, tutti abbiamo sentito parlare tantissimo di smart working.

Diciamo pure che è stata la novità dell’anno: per far fronte all’impossibilità di lavorare in ufficio, molte aziende hanno finalmente scoperto la possibilità di poter collaborare coi propri dipendenti, sfruttando naturalmente le nuove possibilità offerte dalle tecnologie digitali.

Una cosa che riscontriamo spesso, però, sui social, sui giornali, nelle conversazioni tra imprenditori o lavoratori, è una certa confusione tra due concetti che differiscono in maniera sostanziale: smartworking e telelavoro.

Con il termine “telelavoro”, infatti, si  parla di una modalità di lavoro che ha preso piede negli Stati Uniti negli anni Settanta, in seguito allo sviluppo delle tecnologie informatiche.

In pratica, con il telelavoro il dipendente lavora da una postazione di lavoro nella sua abitazione e si collega all’azienda grazie all’ausilio di strumenti di comunicazione informatici e telematici. Il tel

elavoro vincola a lavorare da casa e l’azienda trasferisce le medesime responsabilità del posto di lavoro a casa del dipendente.

Differente, invece, è il concetto di “Smart working”, che lascia il dipendente libero di scegliere in piena autonomia i tempi e le modalità di lavoro.

Il concetto di Smart working, in questo senso, è necessariamente vincolato  ad alcune condizioni indispensabili: flessibilità, capacità di adattamento, capacità di collaborare e cooperare a distanza con l’ausilio di strumenti tecnologici, fiducia. 

Telelavoro e Smart working, quindi, pur essendo utilizzati come sinonimi, partono in realtà da presupposti e modi di pensare completamente diversi: più vincolante, il primo, più libero e flessibile il secondo, entrambe le soluzioni offrono la possibilità di lavorare da remoto, di ottimizzare le risorse, di ridurre l’impatto ambientale.

La differenza è soprattutto nell’autonomia di gestione che si dà a chi lavora.


E probabilmente in alcuni casi, il passaggio da telelavoro a smart working può essere spiazzante e difficoltoso, se, in fase iniziale, non procede per gradi.

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